AMEN
Anche mio padre - classe 1914 -
raccontava di costruire involti
di stracci, spago e fantasia
per illudersi di dare un calcio al pallone.
Nella corte dei nonni, chiamata Cittadella
poteva giocare a tirare, passare
stoppare, rincorrere un sogno
valutando destrezza, velocità, finte
dribblate, azioni, dietro a un futuro
che rotolava tra pietre
fango e fagotti impacchettati.
Giocava Piola alla Pro vercelli
con un pallone vero. Era il mito
raccontato di voce in voce
senza la pretesa di vederlo giocare.
Con un pallone di cuoio, anche mio padre
inseguì la passione nel campo in caserma
dribblando i compagni, poi gli stranieri
in partite amichevoli, quasi per gioco.
Con le scarpe sfondate ha camminato paesi
portando un tributo alla fame di quei giorni
orgoglioso d'essere uomo
senza fama, né macchia o paura.
E ha vinto una partita di speranze
con un fagotto di pezze, spago e fantasia.
Paola Insola
NELL'ANGOLO DELLA VIA
Chiuso nel mio scuro mantello
attendo qualcuno
all'angolo della via.
Sono lontani e deserti di sabbia,
i ruggiti dei leoni nella foresta.
Oltre l'orizzonte del mattino
ma l'ardore del sole che sorge
fa del mio sogno
un brandello ci cenere.
Perché non provate a vedere in me
l'eguale splendore dell'onice,
l'eguale oscurità della notte
che si accende di stelle.
Si può essere uccisi da una pietra
se la pietra è scagliata con odio,
si può essere uccisi dalle tenebre
se nessuno accende una luce.
Chiuso nel mio scuro mantello
ancora attendo qualcuno
all'angolo della via.
Sono lontani i deserti di sabbia,
i ruggiti dei leoni nella foresta.
Oltre l'orizzonte della sera
la mia capanna dorme in un miraggio
ma l'incendio del sole al tramonto
fa di ogni sogno
un brandello di cenere.
Accanto a me il solito fardello
di ombrelli e di accendini.
Chiuso nel mio scuro mantello
continuo ad attendere qualcuno,
qualcuno
all'angolo della via
che mi chiami, - Fratello! -
Franca Maria Ferraris
LA MIA CITTA' NON HA PORTE (CANZONE)
Nel fiume di ogni giorno io lavo le ingiustizie.
Nel buio della notte attendo la mia stella.
Non sono più prigioniera
di una amore che non c'era.
La mia primavera è gente che cammina,
Insieme!
Per strade illuminate da splendide comete.....
E' povero soltanto
Chi non ha l'amore dentro....
Ho solo un mantello di lana
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bar alla Poderosa |
Ma ho un po' di terra e mare
Di vento e di scogliere....
La mia vita era soltanto
Quella di averti accanto,
Ma non sono più prigioniera
Di un amore che c'era e non c'era.
Conosco delle pene più forti delle mie
Catene
La fame, le bufere, le guerre, le frontiere,
Il potere!
La mia città non ha porte
Entran uomini di ogni colore
Ognuno ha la sua verità, la sua verità...
Maria Luisa Farca
IL GIOCO E IL BOATO
Un bimbo esce dalla povera casa
e per alleviare il dolore
salta le differenze insieme agli steccati.
Gioca tra gli alberi e si distende sul parto,
scaldandosi come un'erba al sole
e la tristezza scaccia via.
L'uomo che ha tante colpe
non può ferire un piccolo fiore
sbocciato in vita.
Durante il gioco un boato l'ha colpito.
Non è stata una caduta o un ramo di spino.
Il sangue e il pianto sul suo viso;
per la bomba che ha spezzato il gioco!
E il suo volto che ora non ha più sorriso.
Domenico Digiorgio
Convèrtiti nel cuore,
converti la tua mente:
antidoto al dolore,
e gioia sorprendente.
Stai più vicino ai poveri
con umili pensieri
là sotto ai loro baveri,
son sentimenti veri.
Appròcciati al diverso,
guardandolo negli occhi
- vedrai - sorriderà.
se la sua mano tocchi.
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Sergio Donna |
che c'ià la pelle scura,
ch'è solo tra la gente:
no, non aver paura,
e siedi accanto a lui.
Ascolta la sua voce,
senza perché o per cui;
dividi la sua croce,
senza la diffidenza,
senza nessun tabù:
gli splenderà nell'iride
il volto di Gesù.
Convèrtiti nel cuore,
converti la tua mente:
è antidoto al dolore,
è gioia sorprendente.
* dal greco "metanoia", conversione,cambiamento di cuore e di mente
per ritrovare una nuova speranza
Sergio Donna
VIVERE TRA I COLORI
Salivo e scendevo dalla scala cromatica della mia vita,
i colori vestivano i miei giorni, i grigi malumori,
le nere paure, le verdi speranze,
i gialli risvegli, l'energie arancioni, le bianche assenze,
l'azzurro della nostalgia, il blu dei sogni,
il rosso dell'amore, il marrone della realtà,
il rosa della fantasia, il viola dell'incertezze.
Giocavo saltellando sui gradini, a volte cantando
quando il mio cuore felice liberava note .
Altre volte malinconica, mi sedevo su uno di essi,
frammenti di lacrime rotolavano, rotolavano,
alcune volte, li spolveravo dai ricordi, che erano rimasti li,
a rimirarmi nel mio saliscendi frenetico.
Ero bambina, dalle lunghe trecce, che la mamma
con un nastro di raso aveva legate;
mi divertivo con i colori dell'infanzia,
che profumavano di borotalco, e avevano il sapore del latte.
Poi ero ragazza, i capelli sciolti, un vestito
che mi regalava l'esser precocemente donna,
aveva i colori della spensieratezza,
era una pellicola, che proiettava sulle pareti della mia stanza,
il film che non mi stancavo mai di vedere.
Infine, donna, moglie, madre,
un ventaglio di colori, respirare l'aria del loro movimento,
o celarsi dietro le sue onde di carta,
a riflettere, a cercare di capire, respirare l'aria del loro movimento,
o celarsi dietro le sue onde di carta,
a riflettere, a cercare di capire, muoversi tra i colori della vita,
su quella scala, dove fermarsi dall'alto a osservare la fine,
o rimanere ferme al fondo temendone la salita
a volte stanca, a volte felice, alcune volte triste,
salgo, scendo, mi fermo,
ma nell'euforia di vivere nei colori,
ho dimenticato di contarne i gradini.
Anna Maria Conti
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pubblico - in primo piano Patrizia Camedda poeta |
PARAMETRI A BABANUSAH
(sito del Sud Kordofan)
Madre dai seni asciutti
nutre i suoi bimbi
di radici e di rugiada.
E un filo di vita la sorregge
oltre ogni limite,
per mostrarci il suo scheletro
di donna umiliata .....
Ora so, Cristo,
che mai potrai sorriderci.
Francsco Mosconi
E se in questa poesia
noi pensassimo
a un'amicizia vera tra fratelli,
ad un grande mantello
tessuto insieme da mani allacciate,
se noi potessimo mutare
l'assenzio delle lacrime versate
in fiumi di speranza,
e se ancora vedessimo l'ulivo
crescere senza tarlo nell'azzurro
con le fronde d'argento sempre vivo
nella leggera brezza dell'aurora,
non chiameremmo spine gli aculei della rosa
né spade le foglie dell'iris.
Ogni giorno,
senza la catena dell'odio
anche la pioggia sarebbe il sole,
ogni popolo,
senza lo spettro della guerra,
anche diverso sarebbe uno solo.
Come il poeta celebra col carme
la bellezza di un fiore,
noi pellegrini della Terra
potremmo celebrare l'armonia
che sgorga come l'acqua
dal Tempio dell pace.
Franca Maria Ferraris
MI CHIEDI DI SCRIVERE
Mi chiedi di scrivere
ACCOGLIENZA
sversando parole
a costruire teoremi
sull'amore che si dà
e nulla vuole in cambio
Come se fosse semplice
l'equazione perfetta
di una fraterna convivenza.
Sottrarre al minuendo
pregiudizio
e paura del diverso
aggiungere misericordia
in contropartita
Ma io non trovo parole
che possano sostituirsi
a mani aperte all'abbraccio
a mani che tolgono la fame
e scavano la pietra
Non ne trovo di parole
che siano più utili di mani
che abbattono muri
e costruiscono ponti
mani fabbricatrici di pace
e di alfabeti universali
Le mie mani resteranno inutili
se conteranno solo i morti
di questo gioco al massacro
e scriveranno parole inutili
se me ne sto seduta
piedi incrociati al muro
a pancia piena
Resteranno inutili
se la voce mia
è serrata nel silenzio
e non diventa parte di un uomo
un uomo sì forte
che colpisca le coscienze
e le faccia sanguinare
di un sangue rosso
uguale per tutti
che faccia da concime
ad un grano buono
che basti per tutti
perché ognuno prenda solo il necessario
e si spezzi assieme il pane quotidiano
Rosanna Frattaruolo
PARTE DEL MONDO
Un lieve stormire di fronde
al tocco di un alito d'aria.
Il cricchiare sommesso di foglie
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Antologia del Concorso Letterario Due Fiumi - Luigi Tribaudino Prima Edizione 2019 |
amorevole dono di figli
per nutrire di nuovo la madre.
Solo il tenue bisbiglio di un rivo
mi rammenta del tempo che scorre.
Guardo al vita imperiosa
frantumare la pietra
per uscire in un fiore.
Con l'anima assorta
ascolto il mio essere
e per un istante
mi sento parte del mondo.
Sono radici protette nel suolo
a cercare sostanza.
Sono rami slanciati nel cielo
ad invocare la pioggia.
Sono terra, sono vita
in eterno rinascere.
Un frullare di uccelli
mi richiama al presente.
Li osservo volare sereni.
Pier Paolo Romano
E VENNE LA PACE
E venne la pace
e fu come credere
che avremmo potuto
ridere ancora
e cantare
e gioire
e sperare.....
Contando le croci,
un battito d'ali
germoglio tra gli steli
bruciati dal gelo
ed una bianca farfalla
si posò sulle braccia protese
di legni percossi dal vento.
Una goccia di pioggia
bagnò gli occhi sbarrati
di un bimbo.
E nel pianto sgorgò
il suo primo sorriso.
Un raggio di sole
scaldò quelle mani
unite in preghiera.
Ed allora,
.....venne la pace
Maria Teresa Biasion Martinelli
PARAMETRI A MARACAIBO
La fantasmagoria delle luci della città,
che si disperdono nelle tenebre degli orizzonti sul mare,
e il dolce frastuono delle musica di un Luna Park
mi ammaliano così
come mi hanno incantato i tuoi occhi scuri e magnetici.
Nel tuo sguardo pensoso in me sempre vivo,
s'infrange la magia di un mondo addormentato.
che offrono fiori e umili ninnoli,
odo cantilene lugubri e piene d'angoscia.
Non posso dominare il mio pianto:
perché risplende il firmamento
in un paese che soffre tanto?
Venezuela
Francesco Mosconi
FOGLIE BRUCIATE
Per sopravvivere in quell'alba buia,
donammo ancora le nostre mani
su campi di brina ghiacciata.
Anche il sole impallidì
quando sporcarono di petrolio
il duro pane, sull'ultima
terra incontaminata.
La nostra linfa
in quel momento gelato
sgorgò di nuovo.
Tagliati come verdura
sotto lame di coltelli.
E fummo sfruttati ancora.
Un altro lungo giorno,
tra foglie bruciate dal freddo
e mani condannate a morire.
Domenico Digiorgio
OSPITE
E ora vado
lungo il tragitto
spaesato
che è ancora mia
e vorrei che l'onda
non cancellasse l'orma
e il vento portasse la mia voce.
Tendo la mano a te
non ti lascio nulla
ma l'irregolare palmo
che ti cerca in questo giorno
in cui la terra si fa arrivo
e i passi trovano il riposo
ora paesato mi rifugio
ospite di questa casa.
Piera Giordano
REALTA' DELL'ASSENZA
![]() |
Pina Meloni |
Chi sa perché mi appari in forma astratta
nel sogno, per subito svanire in melopea.
Forse perché sai che non mi arrendo
e che ti cerco ancora, Uomo,
in ogni anfratto, in ogni dove, sempre.
Vado tracciando il tuo profilo ancora intatto:
nitido si staglia contro l muro.
Però.... se l'ombra esige un presenza
struggente è la realtà della tua assenza.
Assenza che dilata, oltre ogni dire, l'angosciache mi opprime dall'11 settembre,
Pina Meloni
Il treno corre
per riportarmi alla mia terra;
--
è bello questo momento,
gli occhi sono pieni
di colline verdi.

e l'aspettativa tanta.
Torno a casa
dove ritroverò me stessa
i luoghi del mio essere,
del mio crescere,
della mia gioia,
della mia identità.
Mi sentirò abbracciare
dai prati verdi,
dall'albero del melo,
dall'albero del susino.
Mi riconosceranno gli animali
e io potrò riamarli.
Sentirò le voci della mia infanzia,
ritroverò le vie, le piazze che mi hanno
vista crescere,
paesaggi umani che riconosco
dentro di me.
Dolcezza del ritorno,
impeto dell'incontro
e il treno corre fra le colline verdi
per restituirmi alla mia terra.
Ornella Orazio
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